VIPERA BIONDA: Il club dei cannibali (1980)

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Copertina di Emanuele Taglietti

Il ristorante esclusivo dove viene servita carne umana a facoltosi e perversi gourmand è una leggenda urbana che ha sempre trovato spazio sia nella narrativa horror, a partire dallo splendido racconto La specialità della casa, scritto da Stanley Ellin nel 1948, che nei nostri adorati fumettacci, da Splatter (ricordate Alta macelleria, disegnata da Bruno Brindisi?) alla Edifumetto, sempre alla ricerca di nuovi spunti truculenti sui quali basare le storie e di nuovi limiti alla barriera del mostrabile da demolire a picconate.

Cat, la disinvolta avventuriera protagonista di Vipera Bionda, è in viaggio a Boston con Robert, l’amichetto miliardario di turno. Città affascinante, Boston.

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Cat accetta così un invito a cena al ristorante “Lo scannatoio”, sito in un castello “portato pietra su pietra dall’Inghilterra e poi riedificato qui“. Ci sono tre sale: l’azzurra, l’unica alla quale possono accedere gli ospiti occasionali come la donna, la rossa e la nera, riservata solo ai clienti veterani. Il cuoco è, giustamente, francese e si chiama pure Robespierre. Dopo una deliziosa cena a base di cervella e foie gras, Cat va alla toilette e, dalla finestra, vede cosa accade nella sala rossa dove, a differenza di quella azzurra, l’origine umana delle carni servite non viene dissimulata. Mani alla griglia, cuori di bimbo, testicoli ai ferri e così via. Torna sconvolta in albergo. Robert sparisce e il giorno dopo viene scoperto morto in un misterioso incidente stradale. Dietro c’è lo zampino di Robespierre, che ha voluto liberarsi dell’uomo per poter mettere le mani su Cat e trasformarla in nouvelle cuisine. La donna viene catturata e imprigionata nei sotterranei, dove assiste a scene di inenarrabile atrocità attraverso un buco nella parete attigua alla “macelleria” dello chef, riesce a liberarsi, si procura una pistola e fa fuori tutti i cattivi, in ultimo Robespierre che viene cucinato vivo allo spiedo. E anche questa volta il bene trionfa.

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Il sesso è ancora soft ma, almeno in questa storia, la violenza e il gore toccano vette in grado di causare malesseri fisici persino allo splatteromane più consumato. Di suggerito non c’è niente: le vittime vengono fatte a pezzi, infornate e tritate ancora urlanti. E queste scene, sebbene così estreme da risultare disturbanti anche per gli standard della Edifumetto (che farebbero sembrare Crossed di Garth Ennis o i film torture porn roba per bambini), finiscono quasi per non risultare gratuite, dato che la storia è avvincente e dal ritmo serratissimo. Odierete il sanguinario Robespierre e non vedrete l’ora che Cat lo uccida.

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Una delle scene più leggere

 

Ambientata come Bonnie nell’America del proibizionismo e della Grande Depressione, Vipera Bionda non era però una gangster ma una ex prostituta che viveva le avventure più disparate, scontrandosi di volta in volta con mafiosi, satanisti, trafficanti di organi e persino con il Ku Klux Klan. Durò tre anni e 34 numeri, il primo dei quali uscito nel luglio del ’77. I testi, almeno in teoria, sono di Renzo Barbieri. I disegni, discreti, sono dello Studio Leonetti. La copertina è opera di Emanuele Taglietti (Ciccio Russo).

Titoli di coda:

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4 risposte a VIPERA BIONDA: Il club dei cannibali (1980)

  1. Andrea87 ha detto:

    oddio, mi ricorda un albo trovato da bimbetto (avevo circa 10 anni, quindi 20 anni fa) in un mercatino delle pulci, mentre spulciavo per cercare qualche topolino che mi mancasse, che mi è rimasto impresso marchiato a fuoco.

    In pratica c’era un certo Quasimodo, probabilmente (dedussi all’epoca, leggendo qualche baloon della storia) il famoso gobbo di notre dame, solo che era diventato un figo che viveva con questa maiala sempre in calore.
    Comunque, una sera i 2 vanno all’inaugurazione di un nuovo ristorante (forse cinese? non ricordo esattamente) e mangiano una carne buonissima che l’indomani dai media scoprono essere carne umana, cosa che porta una psicosi in tutta la città (secondo il fumetto chi assaggia carne umana non può farne più a meno, per cui si susseguono tavole su tavole in cui tutti diventano cannibali, tra cui una vecchia che mentre pratica una fellatio al suo anziano marito, anziano ma dotato di una sverga non indifferente, glielo stacca a morsi ecc)…
    I nostri protagonisti invece vanno nel bosco e circuiscono una ragazzina con la quale il nostro Quasimodo fa comunque in tempo ad avere un rapporto con la scusa che “se uccidi una persona appena dopo l’orgasmo, la carne è ancora più buona”.
    Purtroppo lì finiva l’episodio e non ho saputo più come è continuato nei numeri successivi…

    non è che sai cosa ho letto, vero? xD

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